Andrej Longo, Solo la pioggia, Sellerio 2021. Lo scrittore napoletano sarà ospite il 17 febbraio alle 18 della Libreria Rinascita di Sesto Fiorentino che con il Club del Giallo organizza la rassegna Dalla parte del Giallo.
I tre fratelli Corona sono i padroni di un paese della costa flegrea, non molto distante da Napoli. Il padre Antonio, morto da undici anni, è riuscito a esercitare un ferreo controllo su questa porzione del territorio campano: prima ha sgominato la concorrenza con tipici metodi camorristici e poi si è gettato nel settore dell’edilizia e del cemento mettendo su una fortuna. Ora sono i suoi figli Carmine, Papele e Ivano che portano avanti l'”eredità” paterna.
Carmine, il maggiore, è il cervello, gestisce gli affari e pianifica il lavoro nei cantieri; Papele (che nulla ha a che fare col Papele/Raffaele della memorabile canzone degli Squallor…) è il braccio pronto a punire chi osa ostacolare i Corona; infine Ivano, molto più giovane dei fratelli, si occupa della parte prettamente finanziaria, amministra il patrimonio: del resto il patriarca ha voluto che lui studiasse, consapevole delle sue capacità e della sua intelligenza.
Insomma i tre sembrano formare una squadra pressoché perfetta, tanto più che il tempo delle faide feroci è praticamente terminato, ormai tutti temono i Corona e il timore genera rispetto, la merce più preziosa che esista in un mondo in cui i confini tra imprenditoria e malavita sono spesso indistinguibili.
Il giorno dell’anniversario della morte di Antonio gli uomini di casa Corona si ritrovano insieme, a cena da Ivano, il “cucciolo”, che vive ancora da solo e cucina benissimo. È un modo per chiacchierare del business, sempre più florido, ma anche per scambiare confidenze, battute, ricordi e perfino manifestazioni di affetto e complicità: da questo appuntamento sono rigorosamente escluse le donne (la sorella e la madre ancora in vita).
Ma questa volta – durante la cena descritta nel romanzo – qualcosa non va per il verso giusto. Ognuno ha un segreto da svelare: Carmine vuole entrare in politica per arraffare appalti e mungere i finanziamenti europei; Papele ha problemi con la moglie Carmela: la sua “sciasciona” non gli basta più, è diventato un cliente fisso di una prostituta ucraina; ma soprattutto è Ivano a essere insofferente, vuole uno spazio tutto suo, una vita diversa rispetto a quella che gli ha imposto la famiglia.
Tutto precipita nel giro di poche ore, mentre una pioggia torrenziale flagella le città della costa, si abbatte implacabile sulla Cumana trasformando le strade dei paesi in fiumi. Il narratore tratteggia in pochi passi incisivi uno scenario apocalittico. E una apocalisse ( alla lettera: apocalisse come “rivelazione”) prende forma nell’appartamento di Ivano. Dopo aver mangiato paste cresciute e friarielli e dopo aver bevuto molte bottiglie di Gragnano, stimolati dall’alcol, i Corona confessano le loro ambizioni, le passioni più riposte. Ma non tutto quello che emerge da questo sfogo di sincerità è accettabile: Carminù e Papè, così si chiamano in maniera confidenziale, capiscono che qualcosa sta scricchiolando all’interno della famiglia, qualcosa che minaccia la merce più preziosa: il rispetto verso il loro nome. Da questo momento la vicenda scivola lungo un piano inclinato, fino alla conclusione della serata che, ovviamente non sveliamo…
Andrej Longo si conferma narratore di razza, dotato del dono di sparigliare le carte, di infrangere le regole del genere. In Chi ha ucciso Sarah? – pubblicato da Adelphi nel 2009 e ora ristampato da Sellerio – fingeva di seguire i canoni dell’indagine poliziesca per fare emergere il problema della solitudine e dell’indifferenza, e anche in Solo la pioggia non si smentisce. All’inizio si ha l’impressione di essere dentro uno spin-off di Gomorra ma presto capiamo che il discorso riguarda ben altro: riguarda il mistero per cui i legami di sangue, la tenerezza che nutriamo verso i nostri cari – e non c’è dubbio che l’astuto Carminù e il feroce Papè coltivino affetto per il loro cucciolo – si possono ribaltare con impressionante facilità nell’odio e nella violenza più devastante.
Comprendiamo tutto questo grazie a un narratore che alterna potenti squarci descrittivi a un dialogo teso, calibratissimo, che pare pronto per essere trasformato in una pièce di teatrale. Di sicuro successo.
Riccardo Parigi